È uscito il romanzo che non somiglia a nessun altro.
"Ferruccio Andreoni scrive come se Mario Bava avesse sognato Fellini sotto acido. La sua prosa danza sull’orlo del precipizio e sfiora le porte del paradiso. È barocca, sarcastica, visionaria. È l’estetica del disastro. È l’orgoglio di non appartenere.
“Ludovica non è solo una giraffa bianca. È l’ultima diva. L’ultima assassina. L’ultima voce che osa dire la verità.”
Conventi armati, alligatori domestici, finali rubati a Pasolini. Un noir grottesco, una satira aristocratica, un viaggio nella mente di chi non chiede il permesso."
? La giraffa ariana è disponibile ora.
Ludovica è una figura mitologica, una giraffa bianca in un mondo di rettili. Figlia di nazisti, aristocratica, investigatrice, assassina, diva decadente: la sua voce narrante è un fiume in piena, sarcastico, crudele, irresistibile. Andreoni le affida una lingua barocca e tagliente, che alterna citazioni colte a insulti da savana urbana, creando un effetto straniante e magnetico.
Il romanzo mescola:
Noir investigativo: con casi da risolvere, killer eleganti e conventi pieni di munizioni.
Grottesco decadente: feste veneziane dionisiache, alligatori domestici e troni circondati da armature.
Satira sociale: contro l’aristocrazia, il cinema, la borghesia, la memoria storica.
Autofiction immaginaria: Ludovica è un personaggio che sembra uscito da un sogno di Pasolini e da un incubo di Tarantino.
Il furto del finale di un film di Pasolini diventa il pretesto per una riflessione più ampia sul controllo narrativo, sull’autenticità e sulla vendetta. Ludovica è chiamata a indagare, ma anche a confrontarsi con il proprio passato, con un fratello perduto e forse ritrovato, con un mondo che la vuole incasellare e lei che rifiuta ogni etichetta.
La prosa di Andreoni è:
Densa e teatrale, con salti temporali e digressioni che sfidano la linearità.
Colta e volgare, in un equilibrio precario e affascinante.
Visionaria, capace di evocare immagini potenti e disturbanti.
La giraffa ariana è un romanzo che non si legge: si affronta. È un viaggio nella mente di una donna che ha fatto della propria superiorità una forma di sopravvivenza. Andreoni ci regala un’opera che è al tempo stesso letteratura estrema e riflessione sull’identità, sul potere e sull’arte di non appartenere.
Turbine è un'opera di 50x 60 cm tecnica mista: colori ad olio, acrilici, spatole ,realizzata indossando scarpe lucide da tip tap